Mondo
Tra i volontari dellAvsi. Angeli a Kampala
Filippo Ciantìa e sua moglie più di 20 anni fa hanno scelto di andarci a vivere (di Francesco Gerace).
di Redazione
Riderebbero a sentirsi definire eroi, Filippo Ciantìa e la moglie Luciana, medici, 49 anni ciascuno, che vivono in Uganda dal 1980 e che in tutti questi anni hanno diviso il loro tempo fra gli 8 figli propri (Maddalena, Monica, Matteo, Maria, Margherita, Michele, Emmanuele e Cristina, due dei quali adottati) e una moltitudine di figli altrui, spesso orfani, poverissimi e non di rado pure malati di Aids. Filippo e Luciana giunsero qui per caso 23 anni fa e hanno scelto di rimanere. L?Uganda non è il posto ideale per vivere, ma loro vivono per un ideale, e non è un gioco di parole.
Filippo è il responsabile dell?Avsi nell?immensa bidonville di Kampala, città fatta di pochi stradoni asfaltati, pieni di buche, brulicante di moltitudini di persone che si muovono a piedi disordinatamente trascinandosi appresso di tutto. In giro ci sono pochi palazzi, tante costruzioni basse, cadenti, quasi nessuna in muratura. La maggior parte della popolazione vive in baracche di cartone e di legno, in tuguri di fango secco, accampata nelle tante collinette di cui si compone il territorio di questa megalopoli che ospita un milione di persone, ma non conosce fogne e acqua potabile, mentre montagne di spazzatura segnano il panorama.
In Uganda chi ha un lavoro guadagna 120-140 dollari al mese. Con 200 dollari si è benestanti; con 500 ricchi. La maggioranza però vive con 20 dollari al mese, come i poverissimi dell?Acholj quarter, che se li guadagnano spaccando le pietre; anche i bambini spaccano pietre. E qui, ad Acholj quarter, il 10% della popolazione è colpita dall?Aids.
Filippo e la moglie Luciana, altoatesina di Bressanone, si prendono cura di questi poveri. Lui, nato a Venegono, provincia di Varese, simpatico e sempre sorridente, allegro, in origine era medico, oggi non più, o almeno non solo, perché fa anche l?infermiere, l?autista, il falegname, il manager, l?assistente sociale, l?interprete, il distributore di cibo, il diplomatico, il commerciante, l?addetto stampa. Coordina 120 persone. Visto il posto in cui vive, da Ciantìa ti aspetti comunque da un momento all?altro una lezione su dove va il mondo ai tempi della possibile guerra all?Iraq. Invece niente, lui ha le sue idee in merito, Dio ci scampi da ogni guerra, ma ora è occupato con un?altra guerra: i fagioli saranno sufficienti per la prossima distribuzione ad Acholj quarter? Giungeranno in tempo le medicine che mancano? Abbiamo trovato i posti letto che mancavano?
Si va a visitare un altro gruppo di disperati che vive all?interno di una discarica, in mezzo a una nuvola di fetore insopportabile, e ti aspetti almeno lì un proclama sull?Occidente ricco e cattivo, egoista, liberista e capitalista, che sfrutta i poveri e li costringe a questa non vita. Invece Filippo sorridente e gentile ti trascina per la città a conoscere la parte più angosciosa della povertà e del bisogno; qui lo adorano, lo chiamano per nome, lo considerano uno di casa, Filippo parla la loro lingua. Parla anche ai loro cuori, e si vede.
Ma chi ve lo fa fare? “La passione per la vita”, dice. I volontari internazionali qui a Kampala ribadiscono la speranza che un futuro migliore è possibile, anzi che questo futuro è già oggi. E si incarna in Rose, ugandese, che si occupa dei malati di Aids, e sorride loro curandoli e accompagnandoli alla fine; oppure ha il volto sereno di Francesca Romana, che a dispetto del nome è ugandesissima, ha avuto il primo marito morto di Aids in Italia, e dal 1997 insegna a legioni di orfani, tolti dalla strada, come cucinare per i ristoranti e a lavorare di cucito. Oppure ancora ha il volto stupendo ed elegante di Jennifer, l?assistente sociale ventisettenne che gestisce un carcere minorile senza nemmeno un mandato governativo.
“Gli ugandesi”, dice Ciantìa, “non devono diventare come noi, qui devono costruire il loro futuro. Noi li aiutiamo, facciamo loro compagnia, condividiamo una strada comune. La scuola è importante. Noi sosteniamo le adozioni a distanza: con meno di un euro al giorno si paga scuola, spesso anche cibo, vestiti e perfino una cartella con quaderni e matite”.
Info:
Per sostenere il lavoro di Filippo vedere il sito:
AVSI
Conto corrente postale n. 522474 ?Avsi Solidarietà?
Nessuno ti regala niente, noi sì
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